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Chi sono i genitori elicottero? Pronti al decollo!

Tutti desideriamo il meglio per i nostri figli. L’istinto di protezione, radicato nella natura umana, porta un genitore a trovare strategie e stili educativi con lo scopo di garantire benessere e felicità per i propri figli. Hai mai sentito parlare di genitore chioccia? O tigre, spazzaneve o genitori elicottero?

Per quanto ci piacerebbe pensarlo, non esistono scuole o manuali per divenire genitore. Tra le incertezze, le difficoltà e le sfide quotidiane, la via più facile appare sempre la più luccicante portandoci a seguire uno o più  modelli comportamentali. Stereotipati, ripetitivi e all’apparenza rassicuranti i modelli comportamentali si mescolano tra di loro influenzando il percorso di un genitore.

In questo articolo avremo modo di approfondire la figura specifica del genitore elicottero per comprendere e riconoscere le sue molteplici sfumature. Se ti rivedi in queste parole niente panico, forse ti basta ridimensionare routine e abitudini, e se non basta puoi sempre chiedere aiuto!

Chi è il genitore elicottero?

Genitore elicottero è un termine utilizzato alla fine degli anni 70 dallo psicologo Haim G. Ginott, tornato recentemente alla ribalta nei paesi anglosassoni per descrivere il modello genitoriale degli helicopter parent.

Chi sono esattamente questi genitori elicottero? Essere un genitore elicottero significa essere costantemente presente per i propri figli, cercando di proteggerli da ogni possibile pericolo e di soddisfare ogni loro bisogno.

Ossessionati dal controllo e in costante modalità allarme, i  genitori elicottero sono pronti ad intervenire al minimo segnale di disagio o difficoltà del proprio figlio. Volteggiando, librandosi, sorvolando, metaforicamente parlando, proprio come un elicottero intervengono, sostituendosi al figlio soprattutto di fronte a un pericolo o una sfida.

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Questo tipo di genitorialità può derivare da una serie di motivazioni tra cui:

  • l’ansia per la sicurezza dei propri figli;
  • l’aspirazione a fornire loro le migliori opportunità;
  • un’assenza forte dei propri genitori;
  • la paura di fallire come genitori.

I genitori protettivi sono sempre esistiti. Non so se hai mai sentito l’espressione “crescere sotto una campana di vetro” o “tarpare le ali”? A me capitava spesso da piccola di ascoltare i grandi che se ne uscivano con queste affermazioni. In fin dei conti è responsabilità di ogni genitore proteggere i propri bimbi e aver cura dei figli nell’atto di crescere per divenire adulti indipendenti.

Il problema subentra quando il comportamento protettivo risulta con una componente eccessiva.  Ovvero quando mamma e papà “non hanno mai permesso ai loro figli di fare errori e li intrappolano nella grotta dello stress” (Hirsch D., Goldberg E., 2020).

Come riconoscere un genitore elicottero?

Guidati da un amore profondo e da una sincera preoccupazione per il benessere dei propri figli, molti genitori possono occasionalmente adottare specifici comportamenti. Tutto nella norma!

In alcuni casi c’è una consapevolezza di base in cui spicca la volontà di mettere in atto un un cambiamento dei propri comportamenti eccessivamente protettivi. Altri, invece, potrebbero non essere completamente consapevoli.

Come possiamo identificare le dinamiche tipiche di un genitore molto protettivo, definito elicottero?

Ecco alcuni indizi a cui prestare attenzione:

  • condivisione delle esperienze: alcuni genitori parlando dei figli possono utilizzare il termine noi. Un esempio come: ci siamo iscritti a un corso di origami oppure siamo andati con la maestra in gita scolastica, mostrano una profonda connessione con l’esperienza del proprio figlio;
  • interazione con gli adulti: mediare, contrattare e parlare al posto del figlio in presenza di un adulto come l’insegnante, allenatore o medico pediatra. Un desiderio inconsapevole di assicurarsi che il proprio figlio sia compreso e sostenuto;
  • supporto nello studio o attività scolastiche: assistere attivamente i propri figli nei compiti sostituendosi a loro nello svolgimento. Un disegno, una pagina di mappe concettuali o lo svolgimento di operazioni matematiche;
  • gestione delle sfide quotidiane: guidati dalla preoccupazione il genitore elicottero anticipa o affronta un disagio, una sfida o un conflitto al posto del figlio;
  • mancanza di promozione all’autonomia: non andare sullo scivolo oppure non usare il coltello per tagliare la pizza è uno dei tanti comportamenti limitanti nell’autonomia del proprio figlio.

È importante ricordare che queste dinamiche sono spesso il risultato di un amore genuino e della preoccupazione per il benessere dei figli, quindi non sempre parliamo di genitori elicottero in questi casi: ma solo quando sono eccessivi, continuativi e perpetrati nel tempo.

Ogni genitore cerca di fare del proprio meglio e il percorso educativo è un viaggio continuo di apprendimento e adattamento.

Quali potrebbero essere le conseguenze di un approccio iper protettivo?

Le intenzioni dei genitori elicottero possono essere nobili e non sono né da condannare, tantomeno giudicare, ma è bene sottolineare gli effetti di un comportamento opprimente sui bambini che crescono in un ambiente troppo protettivo (ripetiamolo insieme: quando è un comportamento eccessivo e reiterato nel tempo).

Il pressante controllo e il sostituirsi ai figli è un approccio che può influenzare negativamente lo sviluppo dell’autonomia e della resilienza del bambino.

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Possono includere:

  • dipendenza emotiva e fisica: sviluppando una mancanza delle abilità utili a risolvere autonomamente ogni attività quotidiana;
  • bassa autostima: portando a dubitare delle proprie capacità;
  • ansia: la costante sensazione di essere sempre controllati può generare sentimenti di ansia e insicurezza.

Studi medico scientifici hanno dimostrato come un’eccessiva invadenza dei genitori nella vita dei propri figli siano l’origine di disturbi d’ansia nella vita dei più piccoli.

Gesti all’apparenza semplici come fare i compiti o rispondere al posto dei figli privano loro l’opportunità di camminare sulle proprie gambe. O di volare con le proprie ali.

È quindi fondamentale riconoscere l’importanza di concedere ai bambini lo spazio di cui necessitano per esplorare, imparare e maturare autonomamente. Questo significa resistere all’impulso di intervenire costantemente, evitando di dirigere ogni loro passo o di sollevare loro da ogni piccola sfida che si presenta. Invece di dettare soluzioni, possiamo fornire supporto e fiducia, incoraggiando i nostri figli a trovare le proprie strade e a sviluppare competenze vitali.

In poche parole, il nostro ruolo come genitori include l’essere una guida sicura e un punto di riferimento amoroso, ma anche il concedere ai nostri figli il coraggio di affrontare autonomamente le avversità. Facendo ciò, contribuiamo alla loro crescita verso l’essere individui resilienti, capaci e fiduciosi nelle proprie capacità.

Perché alcuni genitori adottano questo stile educativo?

Sociologicamente parlando si presuppone che ad ogni scatto generazionale avvenga una progressione dei comportamenti e dei modelli genitoriali. Abbiamo osservato come esistano più di un modello comportamentale a cui un genitore tende ad assomigliare.

Chioccia, spazzaneve, tigre e elicottero sono fissi, ripetitivi e con evidenti “contaminazioni ed incursioni reciproche l’una nel campo dell’altro” ( Luigi Ballerini, 2019).

Esistono molte ragioni per cui un genitore può adottare lo stile elicottero, tra cui:

  • Paure e preoccupazioni personali: trasferendo le proprie ansie e paure sui figli, cercando di proteggerli da potenziali minacce o delusioni;
  • Pressioni sociali: causate da una società competitiva e sempre più sotto pressione che mette il genitore a volere un figlio sempre al top delle sue possibilità (figlio trofeo);
  • Esperienze passate: portante da storie, vissuti e un passato di traumi o esperienze negative infantili.

Trovare un proprio equilibrio come genitore è possibile

Identificare il confine tra il sostegno e il soffocamento non è semplice, ma evitare di cadere nella trappola della genitorialità elicottero è possibile. Lavorare su sé stessi è il primo passo per modificare la dinamica genitore-figlio.

Un processo che richiede di riconoscere le proprie emozioni, i propri timori e sentimenti e come queste influenzano i nostri figli.

Impostare dei limiti in cui intervenire, incoraggiare le attività che il bambino possa svolgere da solo, ricordando di aver cura di celebrare i successi e affrontare insieme i fallimenti.

E se questo appare un carico troppo pesante puoi chiedere aiuto. A volte, parlare con un professionista può fornire nuove prospettive e strategie per gestire le proprie emozioni e comportamenti genitoriali. Con fiducia, comunicazione e un po’ di coraggio, possiamo garantire che crescano sicuri e forti. Se ti senti preda dell’ansia, quando affronti le questioni che riguardano tuo figlio, il mio percorso di supporto alla genitorialità potrebbe esserti utile. Contattami per prenotare un colloquio cnoscitivo.

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