dipendenza -affettiva

Come riconoscere la dipendenza affettiva?

L’amore può essere tossico?

Fin dagli ultimi anni della mia specializzazione mi sono interessata a questo affascinante mondo delle relazioni “sbagliate”, un po’ perché ognuna di noi passa per la fase dell’amore tormentato, e un po’ perché più facevo esperienza clinica e più mi ritrovavo a fare i conti con quella che tra noi addetti ai lavori viene definita dipendenza affettiva. Quello che spesso non è facile da comprendere per chi non è del mestiere è il come riconoscere la dipendenza affettiva?

Ecco perché ho scritto questo articolo per ragionare insieme in primis cosa vuol dire dipendenza affettiva e come riconoscerla per poterla affrontare e per capire come e quando lavorarci.

Riconoscere la dipendenza affettiva: il peso di amare?

“L’amore è una droga leggera” (Reynaud, 2009), questo è uno dei primi titoli che mi ha introdotto nell’argomento.

È curioso come qualcosa di tanto naturale e umano da un lato, e scontato e sdoganato dall’altro, possa avere gli stessi effetti di una sostanza eccitante o rilassante. Curioso come si possa diventare tossici di relazioni sbagliate e finire per costruire tutta la propria esistenza su queste. Curioso anche come spesso tendiamo a nasconderci e a non voler come riconoscere la dipendenza affettiva.

riconoscere-dipendenza affettiva

Al di là degli aspetti poetici e romantici dell’espressione, la ricerca incessante dell’altra metà della mela ha a che fare con un bisogno profondamente connaturato nell’essere umano, il bisogno di essere amato. E questo lo sappiamo molto bene da bambini, ma iniziamo un po’ a disconoscerlo e a svalutarlo man mano che cresciamo, come se, parlare d’amore, non fosse cosa da adulti.

Ma la realtà è che siamo fatti di relazione e proprio nella relazione ricerchiamo uno spazio privilegiato in cui la nostra individualità possa sentirsi unica. Nelle relazioni costruiamo la nostra identità e in essa si sedimentano i nostri legami affettivi (Nicoli, 2009).

È di questo che parla questo articolo, ed in particolare di come poi questo bisogno, se non soddisfatto appieno, sfoci in disturbi relazionali che possono dare luogo a vere e proprie patologie.

Perché in fondo “accettiamo l’amore che pensiamo di meritare”, e ci attribuiamo valore a partire dallo sguardo dell’altro.

Sana dipendenza o dipendenza affettiva?

In principio fu amore, e anche dipendenza.

Se pensiamo ad un piccolo neonato che si appresta a conoscere il mondo, amore e dipendenza sono senza dubbio due aspetti che caratterizzano le prime esperienze relazionali dell’individuo. La natura attiva negli animali e negli uomini il sistema motivazionale dell’attaccamento e di conseguenza quello dell’accudimento, per permettere ai piccoli di sopravvivere e di vedere i propri bisogni soddisfatti.

Man mano che si cresce e si acquisiscono competenze, quelle prime relazioni diventano una bussola affettiva che permettono al bambino di conoscere il mondo e di legarsi ad altre persone, seguendo quei modelli appresi.

Più le prime relazioni si rivelano soddisfacenti e caratterizzate da un buon investimento sul sé e più il senso di identità dell’individuo sarà stabile e sicuro, tanto da promuovere strategie di autoregolazione affettiva e permettere la separazione e la sperimentazione di altre relazioni al di fuori della diade madre-bambino.

Solo nella relazione l’individuo può essere riconosciuto come soggetto da un altro essere umano (“non esiste un Io senza un Tu che lo riconosca” ci dice Buber, 1958), e nella reciprocità si sviluppa così un processo continuo che da un lato spinge all’autoaffermazione, dall’altro alla dipendenza da chi quel riconoscimento ce l’ha dato (Benjamin, 1991).

La dipendenza e la relazione

Lo stesso mito di Narciso ci ricorda come nella costruzione della nostra identità siamo alla continua ricerca di uno sguardo che sia in grado di riflettere un’immagine intera e piacevole di noi, privilegiando così relazioni che ci rassicurano.

La dipendenza dall’altro diventa così un connotato che ci accompagna nel corso dell’esistenza che ricerchiamo nelle relazioni significative e che si declina in sana o patologica in base a quanto ci permette di tollerare i momenti di separazione. 

Il processo di separazione fa parte della crescita affettiva di ognuno di noi, e permette di fare a meno della presenza costante e continua dell’altro che ci consola e ci protegge, consentendo all’individuo di acquisire la libertà di relazionarsi a chi ama senza rimanere schiavo del suo stesso bisogno.

relazioni-sbagliate

Una personalità sana sarà, in questo senso, capace di riconoscere le figure appropriate e capaci di fornire un appoggio sicuro e allo stesso tempo sarà in grado di instaurare relazioni reciprocamente gratificanti.

Di contro, una personalità con un’identità frammentata e instabile sentirà di esistere solo in rapporto a qualcun altro e cercherà di saziare la sua fame vitale costruendo rapporti affettivi molto stretti in cui si affida all’altro per sentirsi davvero speciale (Lingiardi, 2005).

Dal bisogno d’amore alla dipendenza patologica

“L’amore immaturo dice: ti amo perché ho bisogno di te. L’amore maturo dice: ho bisogno di te perché ti amo”. (Fromm, 1995, p. 26).

Man mano che ci stacchiamo dalle figure parentali cerchiamo il soddisfacimento del bisogno d’amore all’interno di relazioni con i nostri pari a vari livelli. 

L’apice lo raggiungiamo nella relazione di coppia. In essa, oltre che cercare di portare a termine il compito evoluzionistico della prosecuzione della specie, desideriamo un rapporto esclusivo in cui “l’essere speciale” per qualcuno possa dare conforto alla nostra autostima, facendoci sentire esseri degni di amore.

La coppia diventa così un punto d’arrivo e nello stesso tempo di partenza, in quanto il legame affettivo permette da un lato di recuperare un senso di sé accresciuto dallo sguardo altrui, e dall’altro arricchisce il sé introducendo un “noi” che permette di affrontare nuove esperienze e sfide quotidiane (Nicoli, 2009).

Ciò significa che quanto siamo più narcisisticamente fragili, tanto avremo bisogno dell’altro come porto sicuro a cui attraccare ogni qual volta la disgregazione e la solitudine ci porterà alla deriva, innescando così dinamiche di dipendenza affettiva patologica. Ma come riconoscere la dipendenza affettiva?

Come riconoscere una relazione di dipendenza affettiva

“Aveva qualcosa di speciale? Tutto. C’è solo lui al mondo. Cioè?

Non c’è nessuno come lui. Dov’è adesso? Non con me.

Perché? Lasci perdere.

Non l’amava? Oh sì che mi amava.

E allora? Abbiamo fatto un sacco di casino.

Tipo? Non capirebbe.

Perché? Ha idea di cosa significhi essere pazzo di qualcuno?

Temo di no. Ecco.” (Baricco, 2012, p. 35)

  • Ti è mai capitato di essere pazza di qualcuno?
  • Ti è mai capitato di essere così innamorata di qualcuno da pensare che nessun altro ti avrebbe mai fatto piú sentire così?
  • Ti è mai capitato di sentire quella canzone che fa “tu mi porti su e poi mi lasci cadere” e dire “sta parlando di me”?
  • Ti è mai capitato di sentirti su una montagna russa emotiva e di avere la percezione di dare così tanto amore e di ricevere in cambio solo briciole?

Se hai risposto sì a tutte le domande, probabilmente stai vivendo una relazione di dipendenza  affettiva (naturalmente occorre un confronto o una consulenza specifica sulla persona).

Il mal d’amore: riconoscere la dipendenza affettiva

La Dipendenza Affettiva, meglio conosciuta come mal d’amore, può essere definita come una forma patologica di amore caratterizzata da una costante assenza di reciprocità all’interno della relazione di coppia, in cui uno dei due vede nel legame con l’altro l’unica ragione della propria esistenza. 

Questo mal d’amore si traduce in comportamenti e vissuti ben definiti:

  • senza di lui non esisti
  • se non scrive, non chiama, non risponde ai messaggi senti una forte angoscia di abbandono e un senso di vuoto
  • metti i suoi bisogni prima dei tuoi, ma anche lui mette i suoi bisogni prima dei tuoi
  • ti senti così insicura che controlli i suoi accessi sui social e le sue attività
  • per lui ci sei sempre, corri appena chiama, ma per lui non sei mai una sua priorità
  • non ti senti rispettata, ma nonostante ciò credi di essere tu quella sbagliata
  • avvengono manipolazioni affettive che ti portano ad accontentare sempre l’altro e a dubitare di te stessa
  • sei sicura che il tuo amore sarà sufficiente a sistemare le cose che non vanno tra di voi
  • nonostante ti faccia stare male non riesci a lasciarlo

In una relazione caratterizzata da dipendenza affettiva il partner diventa il regolatore emotivo della persona e permette di sedare gli stati di angoscia e di regolare l’autostima e la fiducia di sé: in base ai suoi feedback o ai suoi umori la persona può sentirsi “dalle stelle alle stalle”, in una continua oscillazione tra fortissimi vissuti emotivi.

Di conseguenza la separazione è temuta come un evento tanto insostenibile tanto da doverla evitare con tutte le proprie forze, anche a costo di sacrificare parti importanti di sé, il lavoro, e le relazioni significative fino ad entrare in una dimensione di isolamento sociale in cui esistono solo lui, lei e molto spesso la solitudine.

È per questo che ogni cambiamento viene vissuto come minaccioso e la persona dipendente vive all’interno di un perenne stato d’ansia. Vorrebbe che la relazione fosse cristallizzata ai primi tempi dell’innamoramento fusionale e passionale (fase della luna di miele) e in quest’illusione mette in atto tutta una serie di comportamenti controllanti volti a riportare i due amanti in quella situazione idilliaca. 

La dipendente affettiva lotta per l’amore ma non riesce mai ad abbandonarsi

La dipendente affettiva lotta per l’amore ma non riesce mai ad abbandonarsi veramente ad esso e a fidarsi dell’altro, cadendo così in un vortice in cui l’illusione di controllo sulla relazione gli fa sacrificare moltissime energie a discapito del potere personale e della libertà nelle scelte.

La dipendenza patologica si innesca a seguito di un incastro di coppia in un incontro tra una personalità vulnerabile (che ha fame d’amore) ed un partner controdipendente in cerca di adorazione. Questi partner possiedono tratti narcisistici o devianti, sono incapaci di sperimentare empatia e di sintonizzarsi sulle reali esigenze dell’altro, costruiscono la loro immagine grandiosa e fortemente autoreferenziale in cui l’altro è presente solo perché in continua adorazione, ma di fatto senza mai entrare realmente in intimità con lui. 

In quest’alchimia perfetta si corona il legame di dipendenza dal partner che è accompagnato dal sentimento pervasivo dell’angoscia dell’abbandono, all’interno dell’illusione di essere salvati dal vuoto e dalla solitudine esistenziale provata fino al momento dell’incontro. La conseguenza che ne deriva è una totale negazione di sé in favore di un’idealizzazione dell’altro, in cui viene proiettato all’esterno il proprio valore che viene sottratto e disconosciuto. In queste relazioni il dipendente assume esso stesso un atteggiamento fortemente ambivalente che oscilla tra l’asservimento (farò di tutto per te) e la protesta impotente (e tu quando mi ripaghi?), che lo porta a sperimentare continui sentimenti di infelicità e malessere psicologico.

Le caratteristiche di una relazione dipendente:

  • ebbrezza: nella relazione si sperimenta una vera e propria sensazione di “ebbrezza”; come durante l’assunzione di sostanze, la relazione, è in grado di attivare il circuito dopaminergico (detto anche circuito del piacere) che permette un’inondazione di dopamina ed endorfine a livello cerebrale e, a catena, a livello fisico.
  • dose: il soggetto dipendente cerca dosi sempre maggiori per poter tenere vivo e attivo il sistema dopaminergico e la sua sensazione di benessere. Queste dosi maggiori si traducono con un bisogno sempre maggiore di presenza e di tempo da spendere con il partner, mentre la sua mancanza gli fa sperimentare livelli di malessere profondo. l’altro esiste solo se è realmente presente e se continua a dare rassicurazioni rispetto alla relazione
  • circolarità costrittiva: nonostante si cerchi di cambiare nella relazione o la relazione stessa, ci si ritrova sempre nello stesso punto
  • discontrollo: incapacità ad avere controllo su se stessi e messa in campo di agiti anche impulsivi e/o infantili
  • craving: sintomi da astinenza dovuti alla mancanza del partner; la sensazione di malessere avvertita è a livello psicofisico e si prova ogni volta non si riesce a tollerare l’assenza: una chiamata che non arriva, un messaggio senza risposta, il non conoscere dove si  trova il partner. La paura dell’abbandono fa sperimentare forti sentimenti di panico.
  • impermeabilità: nonostante tutti all’esterno facciano vedere la tossicità della relazione, non c’è possibilità di metterla in discussione, ma anzi si tende a trovare giustificazioni.

L’identikit della dipendente affettiva

La dipendenza affettiva si sviluppa prevalentemente nelle donne che manifestano, tra i vari tratti caratteristici della persona, bassa autostima e una storia affettiva particolarmente dolorosa. Da bambine magari si sono dovute occupare di un genitore malato o in forte difficoltà, dovendo crescere velocemente e dovendo imparare a rispondere prima ai bisogni dell’altro (cercando di leggerli nella mente dell’altro) tralasciando i propri.

O magari sono state bambine “carte da parati”, non viste e trasparenti, le cui esigenze sono state trascurate dalle figure genitoriali e che non hanno sperimentato alcun tipo di sicurezza genitoriale.

Spesso hanno avuto svolto la funzione di supporto alla madre in una relazione di coppia disfunzionale, svalorizzante e violenta, andando così ad accrescere l’idea di avere maggior potere nelle relazioni proprio perché si conoscono le aree più buie e dolorose di esse.

amore-malato

Sono cresciute in un ambiente in cui il dolore e la crisi erano il prezzo inevitabile dell’amore, sviluppando così un atteggiamento molto richiedente e mai realmente rassicurato, in quanto incapace di fidarsi e affidarsi all’altro. All’inizio di un rapporto è completamente dedita all’altro e a ridurre le tensioni e le occasioni di scontro per paura di perderlo.

Continua ad amare assecondando il desiderio di possesso dell’altro e rinuncia a tutto ciò che porta tensione nel rapporto (amicizie, interessi, famiglia). Nella relazione esperisce violenza psicologica, ma non riesce a slegarsi nonostante venga svalutata, denigrata, tradita, minacciata e talvolta picchiata.

Test sulla dipendenza amorosa¹

Di seguito puoi trovare un breve test che può aiutarti ad individuare le caratteristiche della dipendenza affettiva nel tuo modo di metterti in relazione.

Il test ha finalità conoscitiva e non si configura come una vera e propria diagnosi, per la quale è necessaria una consultazione svolta da uno psicoterapeuta all’interno di un setting clinico. Pertanto, se avrai punteggi rilevanti, ti invito a contattare un professionista per approfondire la questione.

Date un punteggio da 0 a 2 ad ogni affermazione del seguente questionario

  • 2 sta per la maggior parte del tempo
  • 1 per talvolta
  • 0 per mai o quasi mai
  • Dipendo molto dagli altri.
  • Posso innamorarmi in una notte.
  • Quando mi innamoro mi sento ossessionato/a, non riesco a resistere.
  • Quando sono in cerca di una storia m’invaghisco di tutti quelli/tutte quelle che mi dimostrano un qualche interesse.
  • Tendo a stancare i miei/le mie partner.
  • Tengo in piedi la relazione, anche se è malsana e a qualsiasi costo.
  • -Mi innamoro sempre di persone che non fanno per me.
  • Oscillo tra un eccesso e una mancanza di fiducia nei confronti dei miei/delle mie partner.
  • Quando finisce una storia ho l’impressione che anche la mia vita sia terminata.
  • Quando finisce una relazione vorrei uccidermi.
  • Sono pronto/a a fare qualsiasi cosa per portare avanti una relazione difficile.
  • Posso amare qualcuno/a che sta lontano/a.
  • Non ho affatto una buona opinione di me stesso/a.
  • Non so bene chi sono veramente.
  • In alcune occasioni mi sento superiore e in altre inferiore agli altri.
  • Mi sento spesso messo/a da parte, come se non fossi capace di adattarmi agli altri.
  • Non sto mai da solo/a perché non ne sono capace: sto male.
  • Provo una grande sensazione di solitudine quando non ho una relazione sentimentale.
  •  Quando finisce una storia me ne cerco un’altra il prima possibile.
  • Sono terrorizzato/a dall’idea di non riuscire a trovare qualcuno di eccezionale da amare.
  • Non conosco i miei desideri e i miei bisogni in amore.
  • Non so dire di no al mio/alla mia partner.
  • Cerco di essere come il mio/la mia partner mi vuole: farei qualsiasi cosa per piacergli/le.
  •  Ho pochissimi interessi al di fuori delle mie relazioni affettive.
  • Preferisco soffrire piuttosto che chiudere una relazione.
  • Quando inizio una storia ho il terrore che il mio/la mia partner possa comportarsi come altri/e in passato.
  • Amo dominare e controllare la relazione: solo in questo modo mi sento bene.
  • Non so discutere con calma: aggredisco i miei/le mie partner se non sono d’accordo con me, o smetto di rivolgere loro la parola.
  • Sono molto sensibile e soffro quando mi si critica.
  • Reagisco in modo eccessivo a qualsiasi atteggiamento che interpreto come un rifiuto.
  • Credo che una relazione romantica possa sistemare tutta la mia vita.
  • Non ho la forza necessaria per migliorare la mia vita.

Risultati

  • 0: non sei un love-addict.
  • Da 0 a 16: sei un potenziale love-addict, sii prudente.
  • Da 17 a 32: stai per diventare un love-addict.
  • Da 33 a 48: sei un love-addict e devi farti aiutare prima che la situazione peggiori.
  • Da 49 a 64: sei un irriducibile love-addict.

Note

1. S. Peabody, Addiction To Love, Celestial Arts, Berkeley, California,
1994. Cit. in J. Adès e M. Lejoyeux, Encore plus, jeu, sexe, travail, argent, Odile Jacob, Parigi, 2001.

Riconoscere la dipendenza affettiva è fondamentale, già questo passaggio getta le basi giuste per lavorarci

Non temere di chiedere aiuto o anche solo un confronto, per qualsiasi dubbio o necessità, contattami senza alcun impegno.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *