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Mio figlio non socializza: ansie da genitori o preoccupazioni reali?

Penso che per qualsiasi genitore sia importante che il proprio figlio non rimanga isolato dai suoi pari. Vogliamo che i nostri bambini escano nel mondo, esplorino e condividano le esperienze con i coetanei. Così, quando pensi: “aiuto mio figlio non socializza” o quando ti sembra che il tuo bambino abbia difficoltà a socializzare, spaventarsi è una reazione naturale, e probabilmente il tuo primo istinto è quello di correre subito ai ripari.

Molti genitori addirittura si addossano la colpa, pensano di aver sbagliato qualcosa durante la sua crescita e di aver così condannato il proprio figlio a un destino di solitudine. Ma usciamo un attimo da questa spirale di terrore e guardiamo la situazione in modo un po’ più razionale. Quante di queste paure sono effettivamente fondate, e quante invece sono il frutto della tua ansia?

Non è raro che noi genitori interpretiamo alcune situazioni che riguardano i nostri figli basandoci sulle esperienze (magari negative) che abbiamo avuto noi durante l’infanzia.

Prima di tutto, ricorda che ogni bambino è un individuo unico, con ritmi e modalità di socializzazione diversi. Può darsi che tuo figlio sia lento nel fare amicizia, ma non per questo c’è un problema grave alla base. Esistono poi casi in cui le preoccupazioni possono essere fondate: magari tutti gli indizi che vedi portano davvero a un problema esistente, e in questo caso potrebbe essere molto utile rivolgerti a un professionista dello sviluppo, che potrà accompagnare te e il tuo bambino nella comprensione e nella soluzione del problema.

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Niente panico, quindi! Impara a osservare attentamente tuo figlio e, se necessario, a rivolgerti a qualcuno che possa aiutarti a capire meglio cosa sta succedendo.

Lo sviluppo sociale dei bambini in base all’età: mio figlio non socializza?

Durante la crescita, i bambini affrontano diverse fasi di sviluppo sociale.
Per un genitore, conoscerle almeno a grandi linee può essere molto utile, perché gli permette di capire quali sono i comportamenti fisiologici del proprio bambino e quali quelli che escono dalla normalità.

In questo modo, puoi distinguere quelle che sono le tue ansie (ad esempio perché ti aspetti un comportamento che in realtà non è tipico dell’età di tuo figlio) dalle preoccupazioni lecite, per cui dovresti chiedere aiuto professionale.

Tieni comunque conto che la timidezza in alcune fasi dello sviluppo può essere assolutamente normale e transitoria, quindi molto spesso non c’è motivo di preoccuparsi.

Fase della prima infanzia (0-2 anni)

In questa fase, il tuo bambino sta ancora sviluppando le sue abilità sociali di base. I primi legami che si creano sono quelli con i genitori e in generale i caregiver primari, non certo con i coetanei! Quindi qui il “mio figlio non socializza” è per lo più una preoccupazione prematura.

I comportamenti sociali normali in questa fase sono:

  • Legame con i genitori. È normale che i bambini così piccoli siano molto legati ai loro genitori o alle figure di riferimento. Possono cercare comfort e sicurezza da loro in situazioni sociali nuove o sconosciute.
  • Esplorazione sociale. I bambini iniziano a esplorare il mondo circostante e a interagire con altri bambini, anche se in modo limitato. Possono osservare gli altri, sorridere, o giocare vicino ad altri bambini senza interagire direttamente.
  • Timidezza iniziale. Alcuni bambini possono mostrare segni di timidezza o esitazione nelle interazioni sociali in questa fase. Questo è spesso un comportamento temporaneo e non dovrebbe destare preoccupazione.

Fase della scuola materna (3-5 anni)

A partire dai 3 anni, i bambini iniziano a sviluppare una maggiore consapevolezza sociale e a interagire con i loro coetanei in modo più diretto.

Comportamenti sociali normali in questa fase includono:

  • Gioco parallelo. Molti bambini in questa fascia d’età giocano vicino ad altri bambini ma non necessariamente insieme. Questo è un passo importante nello sviluppo sociale.
  • Crescente indipendenza. I bambini cominciano a separarsi dai genitori e a interagire più autonomamente con i coetanei e altri adulti, come gli insegnanti.
  • Timidezza persistente. Alcuni bambini possono ancora mostrare segni di timidezza, specialmente in situazioni sociali nuove o intense. Tuttavia, è importante notare che la timidezza in questa fase è spesso una parte normale del processo di crescita.

Fase della scuola elementare (6-10 anni)

Durante la scuola elementare, i bambini continuano a sviluppare le loro competenze sociali in modo più complesso.

In questa fase, è normale osservare comportamenti come:

  • Amicizie più stabili. I bambini iniziano a formare amicizie più solide e durature. Possono preferire passare il tempo con un gruppo di amici piuttosto che giocare da soli.
  • Empatia e comprensione sociale. Migliorano le abilità di empatia e comprensione degli altri, che contribuiscono a una socializzazione più efficace.
  • Timidezza ancora presente. Anche se molte forme di timidezza diminuiscono con l’età, alcuni bambini possono ancora sentirsi a disagio in situazioni sociali particolari. Può trattarsi sempre di una situazione normale, a meno che non comprometta sistematicamente le situazioni quotidiane.

Quando interviene l’ansia dei genitori?

Anch’io sono mamma di tre bambini, e capisco perfettamente che l’ansia giochi un ruolo fondamentale, quando guardiamo i nostri figli crescere. Alcune volte, però, queste sensazioni possono influenzare il nostro giudizio sulle situazioni, e far emergere preoccupazioni infondate.

Magari hai aspettative troppo elevate rispetto a quanto dovrebbe socializzare tuo figlio, ma in realtà il suo modo di relazionarsi è tipico di un bambino della sua età. Molto spesso ci facciamo influenzare dai confronti con gli altri: se il figlio dei tuoi amici è super espansivo e fa amicizia anche con i sassi, forse il fatto che il tuo abbia una modalità più discreta ti preoccupa.

Non dimentichiamo poi che molto spesso nella nostra società la timidezza viene considerata un difetto, quasi una colpa, quando in realtà è solamente un tratto caratteriale. È così che un bambino timido viene percepito come da correggere in qualche modo. Riconoscere le tue ansie non è un modo di darti colpe, ma semplicemente un riconoscere quando effettivamente c’è un motivo di preoccupazione per la vita sociale del tuo bambino e quando invece non è così.

In quali casi meglio chiedere supporto?

Finora abbiamo parlato dei casi in cui è la tua ansia a parlare il mio figlio non socializza è solo un eccesso di preoccupazione (legittima eh, ti capisco e non ti giudico), più che un comportamento problematico del tuo bambino. Ma come puoi riconoscere un problema, quando c’è?

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Ci sono alcuni criteri a cui puoi prestare più attenzione:

  • Persistenza. Se il comportamento socialmente evitante persiste per un periodo prolungato senza miglioramenti significativi, potrebbe valere la pena prestarci più attenzione.
  • Isolamento sociale e solitudine. Quando un bambino evita costantemente le interazioni sociali e sembra isolato dai coetanei senza amicizie significative, questo potrebbe indicare un problema di socializzazione.
  • Comportamento anomalo. Se i comportamenti del tuo bambino si discostano in modo significativo da quelli normali per la sua età e interferiscono con la sua capacità di partecipare alle attività quotidiane.
  • Problemi emotivi o psicologici. Se il comportamento sociale ritirato è accompagnato da problemi emotivi o psicologici, come ansia e depressione, è importante cercare assistenza professionale.

Se hai dubbi di questo tipo, contatta uno psicologo dell’età evolutiva, in modo da indagare la situazione con l’aiuto di un professionista ed eventualmente intervenire.

Il supporto per i genitori

Mio figlio non socializza: una tua semplice paura o c’è motivo di preoccuparsi?

A volte farsi prendere dall’ansia riguardo a ciò che riguarda i nostri figli è molto facile, e in alcuni casi per razionalizzare potrebbe essere necessario un supporto esterno.

Se ti senti preda dell’ansia, quando affronti le questioni che riguardano tuo figlio, il mio percorso di supporto alla genitorialità potrebbe esserti utile. Contattami per prenotare un colloquio.

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